Volevo scriverlo in tempo e invece lo scrivo in ritardo. In questo periodo va così.
Stasera ho fatto tardi in redazione, mi perdonerai? 😉
Beh, alla fine, tra te e me, siamo due bei ritardatari e poi sei nato di domenica alle nove e mezzo del mattino, con un cesareo: non hai fatto nemmeno lo sforzo di uscire e ancora oggi te la prendi comoda.
Hai compiuto quattordici anni. Sei cresciuto tanto, sei alto come me ma molto più grosso: le due sacrosante sberle annuali che ti darei tanto volentieri hai già imparato a schivarle da mo', e da un po' di tempo a questa parte non ci provo nemmeno, se non col pensiero.
Stai cambiando la voce, ti son venuti i peloni sulle gambe e devo confessare che la prima volta che ho realizzato, immediatamente mi son detta qui ci vuole una bella ceretta. E contemporaneamente ho pensato ooops, guarda che è un maschio, e mi son data della cogliona da sola.
Parli il minimo indispensabile, sprofondato nei tuoi pensieri, nella TV, nella PSP, nell'IPod, nel Mac (a proposito, non ti ho nemmeno postato gli auguri sul wall di Fb per non farti fare la figura del mammone, sei contento?): le uniche vere comunicazioni tra noi riguardano il tipo e la quantità di cibo da ingurgitare, due volte al giorno.
C'hai la nientite, come tutti quelli della tua età. Stai lì per ore incantato (ma dove sei?), poi improvvisamente te ne esci con un fumetto complicatissimo e meraviglioso, o con un racconto semisgrammaticato ma con lo stile e il ritmo di Palahniuk, o mi sciorini tutta la seconda guerra mondiale a memoria, o ti metti a ballare così bene che rimango a bocca aperta (ma dove sei stato?).
Io ti guardo facendo finta di niente, cercando di non farti capire troppo che sono curiosa di te.
Ma mi metti anche in soggezione, sei praticamente un uomo e io, agli uomini in giro per casa, non ci sono più abituata.
Sono pure imbarazzata, abbiamo un bagno solo e tu ci passi le ore 😀
Non mi posso più mettere le camicie da notte semitrasparenti perché se ci incrociamo tu scappi inorridito.
E in un bilocale non è facile, eh…
Altro da me lo sei stato sempre, anche quando eri appena nato, ma per certe cose ultimamente sei diventato un po' estraneo. Più che estraneo, straniero.
Io lo so chi ti piace, ma tu neghi. E non insisto.
Quando ti dico di no ti incazzi. E quando ti incazzi mi fai paura, non ti riconosco più.
Però sei bello, con tutti quei capelli e gli occhi azzurri di tua nonna materna e la pelle chiara come la mia.
Bello e fragile e misterioso, con un dolore un po' simile al mio, del quale non si può parlare altrimenti si sta troppo male.
Bello e arrabbiatissimo.
E mi dispiace, potessi cancellartela, la rabbia, sapessi cosa non farei.
Invece non posso fare niente. Solo esserci e aspettare che ti passi.
soundtrack [in tuo onore: quella che mi fai sempre ascoltare quando siamo in macchina ;-)))]: