la mia vita senza di me

4805Due ore fa mi son messa a stirare e, quando stiro di notte, guardo sempre un film.

Esistono film romantici, film romantici e tristi, film romantici, tristi e che parlano di morte.
La mia vita senza di me è tutt’e tre, ma diverso.

Non so trovare bene le parole ma, per la prima volta, ho capito perché alcune persone che stanno per andarsene, preferiscono non dirlo a nessuno.
Dirlo, sarebbe come ammettere che veramente è così.

Molto meglio, invece, vivere. E magari fare delle cose: cose che non si sono mai fatte e anche cose normali. Le solite cose.

Consigliatissimo alle stiratrici notturne con una sola avvertenza: attenzione (vale soprattutto per le fans di Mark Ruffalo) a non bruciare i panni.
Ché si incontrano tanti pensieri belli e veri, una colonna sonora che non ti aspetti, e poi si va a nanna piene di tenerezza, anziché di tristezza.

soundtrack:

al posto del cuore

palabreraRieccoci, e speriamo che passi in fretta.

Per un sacco di motivi che non è il caso di spiegare ma che si riassumono tutti nell’espressione avere sensibilità diverse.
Ma che ci si può fare.

Spero di riuscire a non mancare la messa di mezzanotte, almeno per poter pregare la mia personale, smisurata preghiera:

caro Gesù, per favore, dammi la forza di sopportare un altro Natale. Grazie e così sia.

Comunque, tanti auguri a chi, come me, viaggia in direzione ostinata e contraria (col suo marchio speciale di speciale disperazione).

 

soundtrack:

asterix & obelix. missione cleopatra

ObelixAiuto, sono alle prese con l’ennesimo trasloco.
E, soprattutto, sono alla totale mercè di Asterix e Obelix.

Asterix e Obelix sono due zovinotti slavi da me ingaggiati per i trasporti (pesanti), che successivamente si sono offerti anche per gli assemblaggi (chediolibenedica).
Asterix è piccoletto e segaligno, Obelix… be’, è Obelix. Tale e quale, solo che non ha trecce né baffi.

Asterix è allegro e lavora (quasi) in silenzio. Quindi tutto bene.
Il problema è Obelix.

Obelix è il capo.
Parla un casino, mi scrocca le sigarette, si fa scarrozzare in lungo e in largo per la città, va a prendere il caffè al bar e lo lascia da pagare, mi sgrida se batto la fiacca nello spostamento degli scatoloni, ripete venti volte al giorno che sono una donna e di conseguenza non so stringere una vite, mi prende in ostaggio e mi costringe ad andare con lui a fare shopping alla ferramenta, si rifiuta di leggere le istruzioni di montaggio dell’IKEA, vuole ascoltare una radio balcanica ad altissimo volume mentre lavora, sostiene di cucinare molto meglio di me.

Ma quel che è peggio, è che è prodigo di suggerimenti (urlati) sull’arredamento e la sistemazione della mia casa.

Ma questo colore l’ha dato lei? L’ha dato così?
Qui mettiamo bellissime mensoline piccole bianche!
Perché in bagno vuol mettere brutto specchio? Mettiamo specchio con sopra lume come due corna di lumaca (sic!) bellissimo, che fa due luci!
Oh, ecco, questo verde finalmente bel colore!
Questo mobile può dare al ferrivecchi!

Per carità, è bravissimo. Ma stasera alla fine avevo il mal di testa.
Già odio i traslochi: piuttosto che passare altre otto ore con lui scapperei su Marte, ecco.

Ah, e dice anche che l’affitto è basso perché la casa è umida.
O_o

soundtrack:

il miracolo

la-pizza-di-scaroleNiente, è bastato che un sabato pomeriggio di inizio novembre Alga andasse ad un minicorso di streetfood vegano (durante il quale si è divertita assai) consigliatole da una persona gentile, che tornasse a casa con una serie di deliziosi assaggi di ciò che si era preparato a lezione, che ci fosse una persona gentile a cena, quella sera, una persona gentile cugina della persona gentile che ospita Alga finché non traslocherà.
E (pare) sia accaduto il miracolo.

La persona gentile ospite a cena ha assaggiato i deliziosi assaggi (veramente non era la prima volta, quest’estate Alga si era già esibita) e ne è rimasta deliziata. Al lavoro li ha raccontati ad una sua collega gentile e li ha raccontati così bene che la collega gentile ha telefonato ad un suo amico gentile per raccontarli anche a lui.

L’amico gentile è il proprietario di un ristorante.
Un ristorante rinomato (e molto amato) in città.

L’amico gentile ha dato appuntamento ad Alga un martedì, in tarda mattinata.
Pioveva. Alga si è presentata in ritardo di dieci minuti con una fetta di focaccia di scarola, olive e uvetta fatta con pasta di pane al lievito madre (il suo).
Hanno parlato per meno di un’ora: fondamentalmente di quello che Alga, coraggiosamente, vuole fare della sua vita.

Ieri sera è arrivata una telefonata.
a.g.: ciao!
A.: ciao…
a.g.: la tua focaccia non era buona…
A.: … (salivazione azzerata)
a.g.: … era strepitosa.

Alga martedì prossimo è (caldamente) invitata a dare il suo tocco veg ad una cena d’affari.
Alga verrà accompagnata a visionare uno strepitoso locale dove dovrebbe (il suo motto preferito è non dire gatto finché non l’hai nel sacco) esprimere se stessa: non il ristorante, un altro posto, tutto per lei.
Alga si sente onorata (e anche un po’ spaventata) all’idea di lavorare fianco a fianco con un vero chef.
Alga ringrazia nell’ordine: Estrellita, Stefano MomentèLu, A., M., R.

Alga ora crede nei miracoli (che la gente può fare).

soundtrack: