Ma che ci sto a fare, io che vengo dalle colline intorno a Torino e che anche ora abito in provincia, sotto un nubifragio in una città che non è la mia e che finora mi ha dato ben poche soddisfazioni, con il Duomo davanti, che è bellissimo ma mi fa anche un po' paura?
Piove disperatamente, il mio ombrellino cinese da due soldi non serve a un cazzo e sono bagnata come un pulcino, con le mie amate minorchine rosse sfondate dall'acqua e la borsa indiana di tela che si scioglie con tutto il suo contenuto.
Eppure ho fatto di tutto per essere qui e, ora che sono qui, sono contenta, anche se non capisco perché.
C'è una bella atmosfera, rilassata e affettuosa, c'è gente che sale sul palco e dice cose emozionanti.
Ma io non sono di qui, e la pioggia e il freddo mi fanno male alle ossa. Però, a tornarmene a casa, non ci penso neanche.
A un certo punto, alzo lo sguardo e vedo un arcobaleno, grandissimo. Va da Palazzo Reale a dietro il Duomo.
Nitidissimo, strepitoso. Non ne ho mai visto uno così.
Dopo cinque minuti gli arcobaleni sono due.
Mai visti due arcobaleni insieme.
Smette di piovere e sale sul palco Neri Marcoré.
Lui non è milanese, e lo dice. Ma poi cita John Fitzgerald Kennedy che a Berlino Ovest, davanti al municipio disse io sono un berlinese.
Anche Neri Marcoré, stasera, si sente milanese.
Ecco. Allora anch'io capisco perché sono qui, a tremare di freddo in una città che non è la mia e a tifare per un sindaco che non sarà mai il mio sindaco.
Semplicemente perché (e spero non suoni retorico, per me non lo è) ovunque ci si voglia muovere verso la libertà, lì – se posso – io ci voglio essere. Ed è importante che anche io ci sia, siamo in cinquantamila, se non ci fossi ce ne sarebbe uno di meno.
Così stasera, in una Piazza del Duomo praticamente a tappo nonostante la pioggia, dopo tre anni mi sento finalmente (anche) milanese.
soundtrack 🙂 :