Una mia collega giovane (poco più di vent’anni), molto carina, intelligente e di buon carattere mi ha raccontato che ha una storia con un tizio suo coetaneo. Questo qui è carino, gentile, quando si vedono fa sesso con lei, poi sparisce per intere settimane.
Quando la vuole contattare per uscire, la chiama sul cellulare a carico del destinatario.
Una sua amica, con la quale è uscita sabato sera, ha ricevuto in un discopub, dal suo "fidanzato" che ci lavora come barista -quindi immagino che la cosa sarà avvenuta da un lato all’altro del bancone, in mezzo a un mare di gente- la notizia che lui ci ha ripensato: anche se lei è una "brava tipa", una "regolare", preferisce tornare con la fidanzata (quella vera). Grazie di essere venuta a letto con me, è stato bello, arrivederci.
Lei ci è rimasta leggermente di cacca.
L’anno scorso, invece, una mia amica di Milano (stiamo parlando di una cinquantenne), dopo una corte serratissima e tenera, è stata portata a cena fuori da uno che a bruciapelo le ha domandato: ma tu cosa vorresti, in questo momento?
Lei ha risposto (vabbé, un po’ sventatamente): vorrei innamorarmi, avere una bella storia.
Lui si è eclissato. Cambiato numero di cellulare. Cambiata casella di posta elettronica. Smaterializzato.
Ma non le faceva la corte?
La scorsa settimana ho sentito al telefono la Bea, dopo quasi un anno: stesso discorso, varie sue conoscenti col cuore spezzato (qui siamo sui quaranta) da uomini "che hanno paura". Dice lei.
Sai, bisogna prendere quel che viene, rispettare i loro attacchi di panico "da vicinanza stretta", altrimenti l’alternativa è stare sole.
Boh.
Tempo fa ho conosciuto un tipo interessante, che molto gentilmente si è offerto di farmi fare un po’ di pratica con il tango. Ci siamo trovati simpatici, e mi ha detto che avrebbe voluto che si diventasse amici.
Quando gli ho risposto che fare amicizia andava anche a me, ma (almeno per ora) amicizia e basta, ha fatto un fugone.
Non senza prima aver dichiarato -l’avevo invitato a cena con altri miei amici e un po’ di figli- che non dimostro la minima autorevolezza nei confronti dei kids. 😦
Insomma, avevo travisato le sue intenzioni?
Pensando a queste cose mi è venuto in mente il bellissimo film di Neil LaBute, in cui due giovani yuppies rampanti scommettono che faranno innamorare di uno di loro la giovane e bella centralinista sordomuta. Con esiti devastanti. Il paragone è un po’ forzato, ma mi è venuto in mente lo stesso.
Poi mi sono anche ricordata di una risposta di Maurizio Maggiani ad una lettrice di un mensile femminile (che si lamentava), nella quale diceva, anche giustamente secondo me, che gli uomini non saranno perfetti ma, o li prendi così come sono, o niente. Tanto, non cambieranno mai, e tantomeno miglioreranno.
La prova sta in tutte le più belle canzoni d’amore di Mina: nell’incipit insulti e improperi, ma nel finale folli dichiarazioni d’amore. Nonostante tutto.
D’accordo, non voglio generalizzare.
E a me gli uomini piacciono, mi son simpatici 🙂
Però io non capisco.
Va bene che in una lunga storia si possa arrivare a momenti di esasperazione, ma io sto parlando di approcci.
È diventato davvero così difficile entrare in contatto?
Possibile che uno di quarant’anni e passa non abbia nemmeno il coraggio di dirti che non gli piaci?
O che uno di venticinque oltre che inaffidabile, debba per forza essere sgarbato?
E poi chiamare una ragazza a carico suo è cafonissimooooooooooooooooooooo.
soundtrack: Grande, grande, grande, Mina