è arrivata la felicità

Sono una persona fortunata.
Ho avuto un weekend veramente speciale.
Tutti i miei sensibilissimi sensi hanno vibrato, anche quella cosa che quando ero piccola immaginavo stesse all’altezza del diaframma e avesse forma di nuvola. Si chiama anima (forse).

Ieri, per cinque ore di fila, ho assaggiato cose strane e buonissime.
Col palato ho fatto il giro del mondo.
Alla sera i miei occhi si sono incantati dentro ad un cinema, per un film che racconta tutta la nostra sofferenza e tutta la nostra speranza.
Di notte ho toccato e sono stata toccata, ma non solo sulla pelle.
Poi ho dormito, al caldo e al sicuro.
Ho avuto un bel risveglio, e due sogni di primo mattino.
Ho avuto sessanta minuti in regalo dal ritorno dell’ora solare e li ho usati nel migliore dei modi.
Oggi pomeriggio ho ballato: imparare l’ocho avanti e accorgermi di poterlo fare subito con la massima naturalezza mi ha dato i brividi 🙂
I kids sono tornati a casa sorridenti, e Pietro mi teneva una mano sul braccio, mentre mangiava gli spaghetti.

Mi è venuta una faccia da bambina, questo weekend.
La felicità è arrivata improvvisamente, e io l’ho riconosciuta, per fortuna.
Non so quanto resterà, ma per ora è qui.

soundtrack: You make me feel like a natural woman, Carole King

giardini in autunno

Vi ordino di andare a vedere questo film di Otar Iosseliani.
È geniale, tenero, incantevole, ironico e autoironico, esilarante, francese nella miglior accezione del termine.
E, in più, è pure terapeutico. Vedrete che, dopo, vi sentirete meglio.
Più leggeri ad affrontare questo tempo (anche politicamente) così confuso.
Qui, per fortuna, esiste sempre una via di fuga.
Magari è un appartamento segreto.
Per ora vi basti solo sapere che all’inizio degli anziani litigano per una bara, verso la fine delle donne litigano per un uomo 😉
Ma in mezzo c’è molto, molto di più.

Nella mia graduatoria personale questo film batte (forse) C.R.A.Z.Y.
E se non lo batte, è alla pari.
Allora, diciamo, per ora i due più bei film della stagione.

p.s.
se questo non basta, pensate a Michel Piccoli nella parte della vecchia madre del protagonista, con tanto di crocchia bianca e senza neanche le tette finte.

soundtrack: Au lait, Pat Metheny

lezioni di tango 5

Stavolta non c’era Puzzola, non c’era la quasi-maestra che fa ballare le donne "scoppiate", il mio ballerino dell’altra lezione aveva la fidanzata (che veramente mi guardava un po’ torva, ma ho fatto finta di niente).
Non c’era nemmeno il dogo.

Ma… ehi, Under, indovina un po’?

Ho ballato con il maestrooooooooooooooo!

Wow.

soundtrack: I will survive, Gloria Gaynor

lezioni di tango 4

Continua l’intrepido diario di un’inesperta aspirante tanguera.
Beh, mi son detta, bando alle tristezze e andiamo a ballare, stasera.
Alla mia scuola hanno organizzato una serata di tango con tutte le classi, c’era un sacco di gente bravissima e quindi avevo poche speranze di combinare qualcosa.
Invece ho ricevuto quattro inviti, per un totale di ben sette tanghi!

Invito 1: carinissimo e superbravo (avevo sbirciato prima come ballava), così gli ho subito detto che ero una principiante assoluta. Lui si è messo a ridere e mi ha risposto «anch’io.» Dopo di che mi ha agguantata e mi si è spalmato addosso.
Risultato: sono andata in panico, non ho capito più niente e mi sono istantaneamente dimenticata quei quattro passi che avevo imparato. Lui ha resistito eroicamente per tre tanghi, dopo il primo ho parzialmente recuperato.

Invito 2: un po’ meno bravo, cipiglio da nazista. Se mi lanciavo troppo diventava aggressivo: «ehi, tu, che cosa vuoi fare? Questo passo non te l’ho mica chiesto!» Sì, buana. Un solo tango, non mi ha neanche riaccompagnata a posto.

Invito 3: ancora un po’ meno bravo, aria da Paul Newman (da vecchio). Ma molto gentile, continuava a ripetermi «stai tranquilla, stai tranquilla», tipo mantra. Mi scappava da ridere. Due tanghi.

Invito 4: un mio compagno di corso (accoppiato). «Senti, se vuoi ballare, io faccio solo i passi base. Ma mi spiace di vederti lì seduta…» E vabbé. Solo che, oltre ai passi base, faceva un’altra roba strana, che io non riuscivo a starci dietro. Quando gli ho chiesto dove l’avesse imparata mi ha risposto «in garage da amici». Boh.
Un tango, perché poi il mio tempo scadeva e dovevo sgommare via a recuperare i kids. Era dei Gothan Project. Difficilissimo.

Non sono ancora capace, ma ballare mi fa bene.
Stamattina presto ho fatto un lungo e bel sogno. Poi in bagno mi sono tolta tutto e mi sono piazzata davanti allo specchio. Era tanto tempo che non lo facevo, io ho paura degli specchi.
Ho perso quasi quattro chili, da quest’estate. La mia vita ora si distingue dai fianchi.
La pancia è ancora un po’ rotonda, ma è carina.
Dopo più di due anni, mi sono guardata (quasi) con affetto.
E ho pensato, forza, piccola-me, ce la possiamo ancora fare.
Per andare al lavoro mi sono messa una gonna un po’ corta, con i volant.

Dopo pranzo, mentre portavo uno dei "miei bambini" a fare un giretto vicino alla scuola, un signore in macchina ha rallentato per dirmi che ho «delle splendide gambe». 🙂

Insomma, anche per oggi ce la siamo quasi sfangata.
E domani è un altro giorno, come diceva Scarlett O’Hara (fiddle-dee-dee).

soundtrack: Stand, R.E.M.

panic room

Entro nel bagno. Ho fretta, devo scodellare la cena per i kids, c’è pure mia madre (!), poi li devo inscatolare nella macchina e tuffarmi a rotta di collo giù per la collina.
Il film comincia alle 20.15, è una fortuna aver trovato qualcosa che possono vedere anche i miei figli, io non ce la faccio più a resistere una settimana intera senza cinema.
Sono stati cinque giorni duri-duri. Quando piove bisogna star chiusi tutti quanti nell’auletta, a scuola, e dopo un po’ i "nostri bambini" dan di matto.
E noi con loro.
Le corse continuano anche durante il weekend, comunque: domani mattina la Cami ha una partita, le ho ficcato a lavare la preziosissima divisa ufficiale, bisogna che la tiri fuori e la metta sul termosifone ad asciugare, altrimenti per le 10 col cavolo che è pronta…
Sono davanti alla lavatrice, e mentre mi chino ad aprire l’oblò mi complimento con me stessa per essere riuscita, una volta di più, a far combaciare tutti gli accadimenti di oggi, tra cui una passeggiata nei campi (trascinando i figli per i capelli), una puntata alla cascinamenzio per dei buonissimi caprini, un giro di vetrine nel tardo pomeriggio e perfino il fortuito acquisto di un bel paio di stivali ad una svendita per soli Euri 29,90.
Poi sono riuscita ad arrivare a casa in tempo, la cena è quasi pronta, mia madre è di buon umore.
Apro.

AAAAAAAAAARRRRRRRRGHHHHHHH!!!

Il bucato è completamente ROSA.

Cazzocazzocazzocazzocazzissimoooooo!
Non è possibile.
Sono un’idiota.
Ci ho schiaffato dentro anche un fetentissimo vestito di lino rosso comprato quest’estate, che tenevo accuratamente sul fondo del cestone. Ecco cos’è stato!
Oggi pomeriggio, nella fretta, l’avevo scambiato per una federa, rossa, collaudatissima.
E adesso cosa faccio?
La Cami si infurierà, l’allenatore si infurierà, l’arbitro si infurierà.
Aiuto!
Guardo meglio: per fortuna la divisa superufficiale è sinteticissima, quindi non ha preso. Fiuuuuuu, sollievo!
Ma quelle semiufficiali, per gli allenamenti, sono fucsia.
Non c’è tempo da perdere, il contaminuti mi avverte che la pasta è da scolare.
Metto le magliette a bagno con la candeggina, che Dio me la mandi buona.
Ma sono triste.

Dopo cena ce ne andiamo al cinema, ho le mani che puzzano di aceblugel.
Tanto per ricordarmi il misfatto appena commesso.
Il film è carino, Daniel Auteuil è strepitoso, un Napoleone perfetto.
Io sono in pensiero per le magliette.
Quando torno, come prima cosa mi affaccio ansiosamente alla porta del bagno: sono lì, nella bacinella azzurra sul fondo della vasca.
Rosa sorbetto.

Per domani devo inventarmi qualcosa da dire.
Alla Cami, all’allenatore, all’arbitro.

soundtrack: Non c’è più niente da fare, Bobby Solo

lezioni di tango 3

Per chi fosse interessato, notizie dal fronte.

Stasera, a lezione, mi è andata di lusso 🙂
Puzzola ha fatto la sua ricomparsa ma, grazie al fatto che era tornata anche la sua partner, nel momento tragico della formazione delle coppie sono riuscita a dribblarlo.
Il maestro non ha portato il cane, in compenso c’era un tipo che vagava con aria sperduta, così ho preso coraggio e mi sono fatta sotto.
Mi ha subito detto che di solito balla con la sua ragazza (ma ho un aspetto così vampiresco?) che oggi appunto non c’era, però sembrava contento.
Magari aveva a sua volta appena dribblato qualcuna.
Forse la partner di Puzzola?

Comunque è andata abbastanza bene, era un po’ più alto di me e aveva un buon odore.
Peccato i pestoni. Me ne ha rifilati proprio tanti ma tanti. Aveva delle scarpe, non da tango chiaramente, tutte impunturate, con delle suole spesse di cuoio. Dolorosissime.
E tutte le volte che chiudeva, sbatteva i tacchi come i militari quando scattano sull’attenti.
Così tanto che sono stata tentata di domandarglielo, se era per caso un militare o no.
Ma ho pensato che forse non sarebbe stato gentile.
Ho preferito stare zitta.
Anche perché, per la maggior parte del tempo sono stata impegnata a soffocare i lamenti.

Domenica sera c’è una serata di ballo "in comune" con tutte le altre classi.
Se mi si sgonfia l’alluce destro ci vado.

soundtrack: Tango d’j ajasin, Claudio Bovo & Maurizio Verna

face/off

Lunedì A. è andata a far spese da Decathlon. Ci è andata in macchina, ma quando ha parcheggiato non è scesa subito, perché alla radio stava passando qualcosa che le interessava.
Le interessava talmente tanto che ha tirato fuori carta e penna (biro) per prendere appunti.
Un po’ scriveva, un po’ teneva la penna tra i denti, e pensava.
Ad un certo punto si è resa conto che la biro non funzionava più bene, perché si era rotta e perdeva anche inchiostro, quindi ha smesso di scrivere, ha spento la radio ed è scesa dall’auto.
Ha girato per Decathlon quasi due ore, ha chiesto informazioni agli addetti alle vendite, ha trovato quel che voleva, si è messa in coda alla cassa, ha pagato e ha pure fatto due chiacchiere con la cassiera.

Quando è risalita in macchina e ha guardato nello specchietto retrovisore prima di ingranare la retromarcia, ha fatto un salto sul sedile per lo spavento: tutto attorno alla bocca aveva un’enorme macchia di inchiostro blu, che le prendeva quasi tutto il viso.
Nessuno le aveva detto niente. E nemmeno aveva fatto facce strane.
Tutte le persone che aveva incontrato e con cui aveva parlato erano rimaste assolutamente impassibili.

A. è sconvolta, dice che non esiste più una coscienza sociale.
Io questa cosa la trovo buffa, e un po’ surreale.
Ma, a pensarci bene, forse ha ragione lei.
Gli altri non se ne sono proprio accorti? O sono stati zitti?
E perché?

In ogni caso, effettivamente, c’è poco da stare allegri.

soundtrack: L’apparenza, Lucio Battisti

nella società degli uomini

Una mia collega giovane (poco più di vent’anni), molto carina, intelligente e di buon carattere mi ha raccontato che ha una storia con un tizio suo coetaneo. Questo qui è carino, gentile, quando si vedono fa sesso con lei, poi sparisce per intere settimane.
Quando la vuole contattare per uscire, la chiama sul cellulare a carico del destinatario.
Una sua amica, con la quale è uscita sabato sera, ha ricevuto in un discopub, dal suo "fidanzato" che ci lavora come barista -quindi immagino che la cosa sarà avvenuta da un lato all’altro del bancone, in mezzo a un mare di gente- la notizia che lui ci ha ripensato: anche se lei è una "brava tipa", una "regolare", preferisce tornare con la fidanzata (quella vera). Grazie di essere venuta a letto con me, è stato bello, arrivederci.
Lei ci è rimasta leggermente di cacca.

L’anno scorso, invece, una mia amica di Milano (stiamo parlando di una cinquantenne), dopo una corte serratissima e tenera, è stata portata a cena fuori da uno che a bruciapelo le ha domandato: ma tu cosa vorresti, in questo momento?
Lei ha risposto (vabbé, un po’ sventatamente): vorrei innamorarmi, avere una bella storia.
Lui si è eclissato. Cambiato numero di cellulare. Cambiata casella di posta elettronica. Smaterializzato.
Ma non le faceva la corte?

La scorsa settimana ho sentito al telefono la Bea, dopo quasi un anno: stesso discorso, varie sue conoscenti col cuore spezzato (qui siamo sui quaranta) da uomini "che hanno paura". Dice lei.
Sai, bisogna prendere quel che viene, rispettare i loro attacchi di panico "da vicinanza stretta", altrimenti l’alternativa è stare sole.
Boh.

Tempo fa ho conosciuto un tipo interessante, che molto gentilmente si è offerto di farmi fare un po’ di pratica con il tango. Ci siamo trovati simpatici, e mi ha detto che avrebbe voluto che si diventasse amici.
Quando gli ho risposto che fare amicizia andava anche a me, ma (almeno per ora) amicizia e basta, ha fatto un fugone.
Non senza prima aver dichiarato -l’avevo invitato a cena con altri miei amici e un po’ di figli- che non dimostro la minima autorevolezza nei confronti dei kids. 😦
Insomma, avevo travisato le sue intenzioni?

Pensando a queste cose mi è venuto in mente il bellissimo film di Neil LaBute, in cui due giovani yuppies rampanti scommettono che faranno innamorare di uno di loro la giovane e bella centralinista sordomuta. Con esiti devastanti. Il paragone è un po’ forzato, ma mi è venuto in mente lo stesso.

Poi mi sono anche ricordata di una risposta di Maurizio Maggiani ad una lettrice di un mensile femminile (che si lamentava), nella quale diceva, anche giustamente secondo me, che gli uomini non saranno perfetti ma, o li prendi così come sono, o niente. Tanto, non cambieranno mai, e tantomeno miglioreranno.
La prova sta in tutte le più belle canzoni d’amore di Mina: nell’incipit insulti e improperi, ma nel finale folli dichiarazioni d’amore. Nonostante tutto.
D’accordo, non voglio generalizzare.
E a me gli uomini piacciono, mi son simpatici 🙂

Però io non capisco
.
Va bene che in una lunga storia si possa arrivare a momenti di esasperazione, ma io sto parlando di approcci.
È diventato davvero così difficile entrare in contatto?
Possibile che uno di quarant’anni e passa non abbia nemmeno il coraggio di dirti che non gli piaci?
O che uno di venticinque oltre che inaffidabile, debba per forza essere sgarbato?

E poi chiamare una ragazza a carico suo è cafonissimooooooooooooooooooooo.

soundtrack: Grande, grande, grande, Mina

little miss sunshine

Questa sera, con i kids, ho fatto una cosa abbastanza osée: li ho portati a vedere un film "da grandi" in un orario "da grandi", cioè al primo spettacolo serale.
Confesso che Little Miss Sunshine non me lo volelo assolutamente perdere, e avendo saputo da chi già lo aveva visto che non c’erano controindicazioni pediatriche, mi sono tirata dietro la banda bassotti (si fa per dire, la Cami è più alta di me).
Erano un po’ recalcitranti, avrebbero preferito rivedersi una seconda volta quello dei pirati dei caraibi, ma io ho tenuto duro e ho fatto bene.
Perché è un film assolutamente incantevole, ci siamo divertiti un sacco tutti e tre.

Credo che ai miei figli sia piaciuto soprattutto vedere che anche le famiglie più sgangherate alla fine funzionano alla grande.
Che anche se in certi momenti si è molto infelici, la vita val comunque la pena di viverla.
Che volersi bene, anche senza tanti salamelecchi, è davvero importante.
Che quando si è adolescenti è anche giusto e sano ribellarsi alle regole (e non solo quando si è adolescenti).
Che basta avere il coraggio di lanciarsi in una passione per non sentirsi mai più perdenti.
Che essere diversi, in tutti i sensi, non è poi così male.
Che il paradiso probabilmente esiste.
Che la vera bellezza delle persone sta negli occhi di chi le guarda con amore.
Che è fantastico avere qualcuno che fa il tifo per te.

soundtrack: The 3 R’s, Jack Johnson

shadows

Devo decidermi a cancellare dalla rubrica del cellulare i numeri delle personenonpiùcontattabili.
Vedere i loro nomi, o peggio ancora i nicknames affettuosi che gli avevo affibbiato, mi fa troppo male.

soundtrack: Miss you, The Rolling Stones