la casa sul lago del tempo

Ad ennesima riprova che la blogosfera è, in un modo o nell’altro, fondamentalmente, condivisione.

Einstein ha inventato la teoria della relatività.
Siccome era una persona spiritosa, ogni tanto la spiegava così: provate a passare un’ora seduti vicino ad una racchia antipatica, e poi vicino ad una ragazza carina che vi piace un sacco. Il tempo, nel secondo caso, passerà molto più in fretta.
Eppure, un’ora è un’ora. Cioè 60 minuti, non di più, non di meno.

A chi non è capitato di stare con una persona speciale, una persona con cui si sta proprio bene e intanto sapere che questo tempo finirà?
Allora ci si mette a fare i conti del tempo che resta e sembra sabbia tra le dita, che più cerchi di trattenere più scivola via, inesorabilmente.

A me è capitato.
E quando vado a leggere qui e vedo quel counter in alto a destra, mi si strizza qualcosa nella pancia.

Perché so com’è.

Coraggio, Piripillìn.
Non ci conosciamo, ma io sono con te.

soundtrack: The sharing song, Jack Johnson

lezioni di volo

muffDriiiiiin, driiiiiin.

Pronto.

Cris, sono Silvia. Ciao, senti, hai mica la ricetta dei muffins, che io ho finito la miscela.

Cerrrrto, vado subito a prendere il manuale così ti detto le dosi esatte.

Eh, grazie. Perché sai, Marco e la Gine se li sono sbafati tutti.

(il Brambi in sottofondo, in tono accorato: ma se me ne sono mangiato uno solo in vita mia!)

Vabbe’, ecco qui: setacciare la farina con il cacao.

Che cazzo fai, cretina!

Dici a me?

No, a quella scema della Maggie, si voleva infilare nel forno, pensa te.
Tommiiiii! Vieni qui che li facciamo insieme!

Poi fai sciogliere il burro

Non ce l’ho, metto l’olio.

Ma di semi però, eh?

Non ce l’ho, metto quello extravergine di oliva, dai.

Argh…

Quanto ne metto, un cucchiaio?

Mannò, almeno mezzo bicchiere…

Ma sei fuoriiiiiiiiiii?

Ma se dice centocinquanta grammi di burro, se ne metti un cucchiaio poi ti viene un granito!

Ok, devi metterci anche il cioccolato fondente a pezzocchi.

Non ce l’ho, metto un po’ di più di cacao.
Tommi, l’hai fatto sciogliere lo zucchero nell’acqua?
Merda, forse ho messo troppa acqua, boh, ci aggiungo ancora un po’ di farina.

Le dosiiiiiiiii! Le dosi sono importantiiiiii!

Diomio che due maroni cucinareee!
Cheppalleeeee!!!
Sentite, stasera per cena ognuno si arrangia!
Io mi sono già rotta, guarda quante scodelle sta sporcandoooo!
Chi mangia il minestrone riscaldatooooo?

(in sottofondo, silenzio di tomba)

Io
, naturalmente!
Però guarda che carini ‘sti muffins!
Tommiiiiii!!! Da grande vuoi fare il cuocooo?

(Tommi, in sottofondo: nooooo!)

Ma non voleva fare il serial killer?

Li vedessi, si stanno gonfiando nel forno, stan venendo proprio bene.

Vero?
Anzi, sai che ti dico?
Mi è venuta voglia anche a me, adesso me ne faccio un po’ all’arancia.

Allora grazie per la ricetta, ci sentiamo domani.

Ciao, a domani.

Clonck.

Li ho fatti, per davvero.
Con le scorzette d’arancia e i semi di papavero croccantini.
Domani mi fai vedere i tuoi?

soundtrack: Sex over the phone, Village People

idiots 9

Si vede, che siamo in zona sanvalentino.
Anche dalle pubblicità radiofoniche.

Basta! Con gli uomini ho chiuso!

Dingdong!

(nitrito) Salve! Sono il Principe Azzurro.

Forse, un raglio sarebbe stato più appropriato.

soundtrack: Everybody needs somebody to love, The Blues Brothers

lola corre

Ho come l’impressione che febbraio sarà un mese di salti mortali.

Però:
questo, non me lo perdo.

A fine mese, caschi il mondo se non vado a cena qui.

E, tra una cosa e l’altra, ci devo far stare anche un weekend tourdeforce per questo qua sotto. Chicca copia

E, cazzo, c’ho pure il dentista.

Mi sa che devo fare un po’ di stretching, prima.

soundtrack: Born to run, Bruce Springsteen

persepolis

La pentola a pressione sibila sul fuoco, deodorando la casa di costine di maiale con i crauti e le olive nere.
È una ricetta semplice ma deliziosa, mia madre preparava questo piatto tutte le volte che il mio fidanzatino storico veniva a cena.
Lui se ne mangiava quintali e sua madre, dall’invidia, si era subito iscritta ad un corso per Cordon Bleu.

Avere i kids a pranzo tutti i giorni è un po’ un piacere e un po’ un casino: non mi va di sbattergli lì una bistecchina e così mi faccio assorbire nei cucinamenti per ore.
Sarà che è il mio punto debole  ;-), poi però alla fine mi sembra di non avere tempo per molto altro.

Mi consolo pensando che in fondo è una maniera importante per prendermi cura di loro, che ultimamente sono così sfuggenti.
Oppure per farmi perdonare, ché certe volte sono sfuggente anch’io.

E siccome, oltre al cibo per il corpo, per tirar su i figli ci va anche il cibo per la mente, ho pensato che li porterò a vedere Persepolis della giovanissima e genialmente coraggiosa Marjane Satrapi , appena esce.

Ne ho sentito parlare da Concita De Gregorio, una delle mie giornaliste preferite e sono strasicura che sarà un buon modo di nutrirli: un piatto un po’ diverso, con profumi e sapori che vengono da lontano, ma che vale la pena di assaggiare.

Avere dei figli buongustai (in tutti i sensi) per me è un punto d’orgoglio.
Non so se l’avete capito 🙂

p.s.
aggiornamento per misstì che vuole la ricetta delle costine 🙂

dunque, si va dal macellaio, ci si fa dare sei costine di maiale non troppo "grasse" e si chiede al tipo di tagliarle in due.
si torna a casa, si versa un filo d’olio extravergine di oliva nella pentola a pressione e si mettono le costine a rosolare piano piano.
nel frattempo, si sminuzza con un coltello affilato una bella cipolla bionda e si aggiunge alle costine.
si sala e si pepa.
mentre la cipolla appassisce, si denocciola un pugno di olive nere, di quelle tostate al forno, ché sono più saporite.
si tritano grossolanamente e si schiaffano anche loro in pentola.
si prende una piccola verza bianca e si taglia a julienne, si sciacqua e si unisce alle costine con tutta l’altra pappardella.
magari in due tempi, la verza è per sua natura un po’ stronza: sembra che prenda chissà quanto spazio, ma dopo un paio di minuti va in niente.
come per tutti gli stronzi con cui si deve avere a che fare, vale la solita regola, cioè basta saperlo 😉
appena la verza si è giustamente ammosciata la si spruzza di aceto balsamico, oppure di aceto rosso, se vi piacciono i gusti più decisi. andateci pure abbondanti.
intanto si prepara un mezzo bicchiere di brodo vegetale: vedete voi come farlo.
si versa il brodo nella pentola e la si incoperchia.
al fischio, dieci minuti.

bon appétit, misstì.
e non solo a te 🙂

soundtrack: Mio fratello che guardi il mondo, Ivano Fossati

tabu

pop

Fin da piccoli, ci insegnano a considerarla una cosa immonda.
Ricorre spessissimo in ogni genere di insulti.
Gli ebrei ortodossi la fanno sempre prima di accingersi alla lettura del Talmud, per essere più puliti nell’accostarsi ad un sacro testo.
Molti fanno fatica se non sono a casa propria, quasi nessuno la produrrebbe in pubblico, i più arditi (o i più innamorati) ci riescono anche in presenza del partner.

Eppure.

Se ne parla tantissimo, insieme al sesso è l’argomento preferito nei dopocena tra amici di lunga data.
Quella dei bambini (propri) è considerata santa (certe mamme la magnificano perfino in ufficio).
Farsela addosso a vicenda rientra tra le pratiche sessuali più strambe: vedi la famosa battuta sulla "grossa" in un film di Woody Allen.
Conosco almeno un paio di persone che se la studiano attentamente, tutte le volte che la fanno.
Qualcuno se la mangerebbe anche (in Salò di Pasolini, chissà quanti chili di mousse au chocolat avranno fatto fuori…).

Il dottor Freud è stato il primo a dichiarare che è il dono più bello che un bebé possa fare alla sua mamma, o comunque ad una persona a cui vuole bene.
Ciò nonostante, tanti anni fa in una tiepida notte di giugno, durante un concerto degli Steely Dan, quando la mia amica S. (parecchio brilla e anche un tantino fumata) la mise in mano al suo fidanzato di allora, beh, lui non gradì.

E ben che l’aveva impacchettata con cura, in un kleenex rosa tenue.
Ci aveva fatto perfino il fiocco, con un nastrino blu.

soundtrack: Silos, Elio e Le Storie Tese

idiots 8

Moccia batte Ridley Scott.
Al botteghino (appunto).

Ora.
Io non so come sia American Gangster.
Ma, se tanto mi dà tanto, come diceva il replicante Roy Batty in Blade Runner,  (è) tempo di morire.

Scusa, eh?

soundtrack: L’ultima risposta, Subsonica

until the end of the world

un

Ci sono un sacco di posti speciali, al mondo.
E ci sono un sacco di persone speciali che ti portano a vederli.

È bello scoprirli da soli, questi posti.
Ma se ti ci portano è meglio ancora, perché così puoi sommare piacere a piacere.
Il piacere di una scoperta unito al piacere di averla fatta con una persona importante per te.
Come dire, il valore raddoppia.

Forse i miei posti speciali, nei quali son stata portata, non sono tanti.
Però neanche pochi.
Stanotte, che non riesco a dormire, mi è venuto in mente di scriverli.
Magari c’è qualcun altro che non riesce a dormire e, se li legge, passa un po’ il tempo e pensa ai suoi.

Eccoli qua, neanche tutti (in ordine sparso):

il cannone di bronzo nei giardinetti della Cittadella per gridarci dentro buuubuuuh

il Museo Egizio, al sabato mattina che mi faceva paura ma aveva un odore buonissimo

la spiaggia di Saint Malo, per correre a perdifiato con la bassa marea

la sala settoria della facoltà di medicina, con i lavandini zeppi di gambe e braccia (veri)

la Spiaggia Rosa di Budelli, dove mi sono seduta sulla riva del mare e ho visto il tramonto , con la T maiuscola 🙂

il Movie Club, al freddo ma con passione

i giardini nascosti dietro alla Cavallerizza, di notte

il Norton Simon Museum a Pasadena, sotto il sole cocente

il M.O.M.A. con le Ninfee di Monet e una pesca, profumatissima, in mano

la Cantina del Freisa di Moncucco, davanti a due bottiglie vuote di freisa vivace e un foglio sul tavolo con su scritta una poesia

un palco del Teatro Regio, a sedici anni

Boccadasse a capodanno

la chiesa di San Satiro con l’abside popup

la pista sopraelevata del Lingotto, per farci l’amore in un camper

il cimitero di Pére Lachaise a stomaco vuoto

la Palmaria, con la lingua di fuori

il reparto rianimazione
dell’ospedale Santa Croce, così allegro (e non per finta)

l’Albaicín nel mese d’agosto, zeppo di gelsomini

il Po al mattino presto, in canoa

Montemarcello, sotto la pioggia

le Bocche di Bonifacio su un 470

l’Auditorium del Lingotto con i Berliner che provavano la Nona di Mahler

l’Obraz, a vedere Freaks di Todd Browning

il Festival dell’Irpinia, con la pizzica da ballare tutta la notte

lo stadio (quello vecchio), a vedere Frank Zappa.

l’orto di Vez sulle Manie, per dormire nelle amache all’ombra dei fichi

E voi che passate e non avete sonno, dove vi hanno portati, di bello?

soundtrack: Across the universe, The Beatles

the rocky horror picture show

Mamma, mi sento strano, tipo che sto per vomitare.

Ma se hai mangiato di gusto…
Non avrai mica preso freddo?

Pietro parte a razzo verso il bagno, seguito dalla Cami con la mano premuta sulla bocca.

Io, che sto così bene, mi slappo un nugget di pollo avanzato.

Dopo tre minuti esatti sono inginocchiata davanti alla tazza del cesso.

Beh, come domenica sera, non c’è male.

Maledetto discount :-/

soundtrack: Food in the belly, Xavier Rudd

la grande fuga

Mio padre, che era giornalista, diceva sempre che le riviste "femminili" sono quelle fatte meglio.
Secondo me aveva ragione.
Non tutte, d’accordo, ma almeno un paio di queste ecco, fino a circa un anno fa le adoravo, non me ne perdevo un numero.
Erano, come dire, la mia finestra sul mondo.
Un modo per vedere e conoscere cose che, altrimenti, dalla mia location semiisolata mi sarebbero sfuggite.

Poi qualcosa è cambiato.
Ho continuato a comprarle ma non le leggevo più.
Non so perché.
Forse sono stati i casini degli ultimi tempi, forse le preoccupazioni, forse la stanchezza e l’esasperazione.
Forse la depressione che avanza 😉

Ne ho fatto una pila di circa ottantacentimetri (che tutt’ora troneggia in soggiorno), l’ho guardata e ho smesso di comprarle.
Fino a stamattina.

Stamattina, appunto, c’era il sole e un buon odore di primavera.
Può darsi che mi sentissi un po’ pimpante e così, entrata in edicola per comprare i biglietti del bus per la Cami che domani va in gita scolastica, mi è cascato l’occhio su questa (la mia preferita in assoluto) e mi son detta: perché no?

Eppure, sfogliandola stasera, non mi ci sono più ritrovata.
Mi sembrava tutto strano, senza significato.
Non c’era nulla che attirasse la mia attenzione.
Tutti quei magnifici servizi di moda, le rubriche di attualità, gli articoli di costume così ben impaginati.
Roba per cui andavo matta.
Niente.
Boh, ho pensato, forse sono solo un po’ giù, forse è solo un momento, prima o poi mi ripiglio.

Poi sono arrivata a pagina ottanta: BLOGNOTES tendenze, uomini, beauty, moda, sesso e party. Riflessioni e commenti dal mondo dei blog di Elle.it

Ho letto di corsa e poi sono andata qui.

Ho riletto con più calma, soprattutto i commenti.
Ne ho lasciato uno anch’io, un paio d’ore fa.
Non è stato ancora pubblicato.

Diceva più o meno così.

È vero, mancano, nella storia, un sacco di particolari. Forse davvero loro due si sono detti cose che non sappiamo.
Però credo che se una donna (tanto più se innamorata) vuole tenere il suo bambino (anche se l’ha fatto con uno che non la ama), ne abbia il sacrosanto diritto, anche se il suo partner non è d’accordo.
Suppongo che, soprattutto se ha un lavoro, sarà in grado di mantenerlo.
Ho tirato su due figli praticamente da sola (non per scelta) e so che si può fare 🙂
Vorrà dire che sarà una decisione solo sua.
Io penso che la possibilità di abortire sia un diritto, non un dovere.
Tantomeno un tributo da pagare a qualcuno che "non si sente pronto".
E, anche se questo scandalizzerà la maggior parte delle donne (ben poco solidali con la protagonista, devo dire) che hanno commentato (nessun commento maschile, che strano), vorrei aggiungere che per me un bambino è tale fin dal momento del concepimento.
Rinunciarvi, per un motivo o per l’altro, è sempre doloroso.

Non so, forse in questi mesi mi è successo qualcosa.
Magari sono definitivamente flippata.

Ma se queste qui rappresentano la media delle lettrici di Elle, io sono definitivamente tagliata fuori.
Per carità, il giornale, lui, è fantastico, come sempre.

Solo che io ormai non c’entro più.  Per niente.

soundtrack: Felona e Sorona, Le Orme