Il fatto che tutti pensino (anche se ti vogliono bene o dicono di volertene) che sei “pesante”, che sei “drammatica”, che sei autocentrante e autocentrata, egocentrica, capricciosa, che è difficile vivere vicino a te.
Questa cosa che ti senti ripetere da quando eri piccola.
E ti rendi conto, da subito, di due cose: la prima è che sei “troppa” (troppa passione nelle cose: “ho visto che cucini con impeto”, troppa passione negli affetti, troppa nel pianto) e quindi fai paura, la seconda è che hai sempre avuto la certezza di non avere un posto nel mondo.
La solitudine e la sofferenza ti scavano da quando eri bambina. Le preoccupazioni (reali, quelle, non come la tua angoscia che viene sempre interpretata come un capriccio) per i figli e i debiti (chiamiamoli con il loro nome) da quando sei adulta.
Sei stanchissima, stanchissima. Dormiresti sempre.
Ti svegli ogni mattina e vorresti non.
La consapevolezza che ti dovrai alzare e affrontare un’altra giornata ti fa venire voglia di vomitare.
Eppure esisti. Eppure si fa.
E poi, come un motore diesel ti metti in moto, lentamente.
Lentamente carburi e arrivi fino a notte.
E poi, di nuovo, ricomincia tutto daccapo.