L’acero giapponese nel pratino di fronte alla porta della casa di mia madre è diventato un albero vero.
Sabato notte sono andata a cercare la pianta di rabarbaro che stava sulla discesa verso l’orto, ma non c’era più.
In compenso, la collina è sempre la stessa.
Piena di boschi e di pascoli, con la chiesa illuminata in cima, e ancora dietro ci sono le montagne.
Anche l’odore dell’aria è ancora sempre uguale, e così ho tenuto la finestra aperta e le serrande sollevate per dormire.
Il tiglio resiste, il nespolo è cresciuto.
Erano sei mesi che non tornavo, e mi aspettavo un bruciore più forte.
Invece, solo come una serie di fotografie, una dall’alto sui sampietrini del vialetto, prima di partire.
Un’altra dell’autogrill sull’autostrada.
Una di Superga da lontano, che è la prima cosa che si vede quando si arriva in macchina da Milano.
Una della vigna lungo la strada, e sono già lì.
Ecco, sono solo fotografie.
Perché io ci sono e non ci sono, e non fa molta differenza: alla fine credo di non essere da nessuna parte.
Ho parlato con mia madre (e abbiamo concluso che siamo un po’ stufe, tutte e due).
Ho comprato la verdura buona e una piantina d’erba di San Pe’ da far crescere in casa, se ce la fa.
Ho cucinato e ho mangiato con i miei amici.
Poi ho girato la macchina e sono tornata.
A forza di autostrada e di autoradio a palla, mi sono ritrovata qui.
Come se non mi fossi mai mossa.
Questa mattina sono andata a lavorare e ci sono rimasta un’ora in più, ché non avevo cose da fare, a casa.
Ho cercato di mandare un fax all’assicurazione, ma non ci sono riuscita.
Mi devo ricordare di riprovare.
E anche di radunare le cose di Camilla, tra tre settimane va a vivere in un’altra città, sembra tra tanto tempo e invece è già domani.
Intanto, stanotte, ci dovrebbero essere le stelle cadenti da guardare.
Ma tanto il cielo è coperto e io non avrei niente da desiderare.
soundtrack:
Più passano gli anni, più le cose, le emozioni si appiattiscono… capita anche a me e penso a tutti.
dove va a vivere alla fine la camilla?
in bocca al lupo per il grande cambio.
consolati, anche al mare c’era nuvolo e niente stelle
baci!
tosca
Conosco benissimo quella sensazione di non appartenere a nessun posto, non a caso mi definisco cittadina del mondo – straniera ovunque.
Benvenuta nel club degli sradicati 😉
Leela
eh sì, è così.
grazie, cara 🙂