Il tempo corre a rotta di collo e le giornate sono tutte perfettamente identiche.
Torno a casa che le sette di sera son passate da mo’ e tutto quello che riesco a fare è cucinare, mangiare parlare con Pietro (in realtà parlo da sola, lui mica ascolta), sparecchiare e sedermi davanti al monitor e fissarlo, come ho già fatto per dieci ore, prima.
Quando sono sicura che crollerò in un tempo ragionevolmente breve (lo scopo è avere a disposizione il minor tempo possibile per pensare), mi alzo dalla sedia e vado a letto (ma non nel mio, non più).
Se riesco, leggo (ma ho anche finito de Botton, ora come faccio?) poi mi addormento e sogno tabelle e palinsesti per tutta la notte.
Faccio il minimo indispensabile: lavoro, cucina, bucati, stiro, correzione compiti. Le pulizie solo nei weekend.
Non ho niente da raccontare a nessuno e, per adesso, ancora un po’ mi dispiace.
Ma credo che presto non mi dispiacerà più, semplicemente perché non sentirò più il bisogno di raccontare.
È solo una questione di tempo.
soundtrack:
Ma ci si friggeranno mica gli occhi, a passare tanto tempo davanti al monitor come facciamo noi?
Toto se ne lamenta sempre (poi mi ricordo che lui guarda tv anche per dieci ore al giorno e gli dedico uno sberleffo ;o),
Leela
ehi… non crollarmi!
…è il mese del ripensamento sugli anni e sull’ età,
dopo l’ estate porta il dono usato della perplessità, della perplessità…
Ti siedi e pensi e ricominci il gioco della tua identità,
come scintille brucian nel tuo fuoco le possibilità, le possibilità…
(sarebbe settembre, ma tanto c’è confusione meteorologica…va bene anche per novembre…;-))